di Pierluigi Palmieri
AMBIENTE SVENDUTO: una sentenza rivoluzionaria, ma a Taranto i veleni cancerogeni invadono ancora aria e terra. Lunedì scorso la Corte d’Assise di Taranto ha deciso la confisca dell’area a caldo degli impianti ex Ilva, che potrebbe comunque slittare in attesa dell’esito dell’appello. Il Codacons ha reso noto che, oltre a chiedere di dare immediata esecuzione a questa decisione, prporrà un esposto per sollecitare una nuova indagine sulle emissioni nocive degli impianti ex Ilva. Resta quindi il problema dell’ inquinamento attuale di Taranto accertato dalle varie analisi condotte sul territorio. L’associazione dell’avvocato Rienzi chiama in causa direttamente l’Ad di Arcelormittal (Lucia Morselli), i vertici di Invitalia (Andrea Viero, Domenico Arcuri, Paola Ciannavei, Stefania Covello, Sergio Maccagnani) e l’ex Ministro Carlo Calenda, contro i quali chiede di procedere “per i possibili reati di concorso in lesioni, disastro colposo e omicidio colposo”.
A prima vista la richiesta potrebbe apparire esagerata, perché quasi tutti i personaggi coinvolti sono noti per aver ricoperto cariche di grande responsabilità, anche in ambiti estranei alle acciaierie pugliesi. Ma la giustizia deve andare a fondo sui danni che continuano ad essere arrecati al territorio tarantino già martoriato. L’associazione di Rienzi chiede che oltre a Riva, debbano essere puniti i responsabili dell’inquinamento attuale della città, che “mette a rischio la salute pubblica e provoca morte e malattie, essendo ormai certe le emissioni tossiche di sostanze cancerogene che proseguono per l’ostinato rifiuto di coprire i camini con filtri a tessuto. Ciò, sottolinea il Codacons, “grazie alla complicità dei ministri dell’ambiente e dello sviluppo economico” che si sono succeduti negli ultimi anni (Gianluca Galletti, Sergio Costa, , Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Carlo Calenda e Roberto Cingolani)”.
I cittadini di Taranto, sono costretti a chiudersi in casa nelle giornate di vento. dove le concentrazioni di veleni cancerogeni nell’aria e nella terra, dalla diossina al Pm10 al benzopirene, sono ancora troppo elevati. Come non ricordare qui i puntuali servizi di Nadia Toffa, mandati in onda a cadenza continua da Le Iene su Italia 1 !
Ma se… Atene piange, Sparta non ride. Arriva proprio sulle pagine di questo numero della Rivista della Domenica, per la penna di R. Regni nella Rubrica Il limite, l’ennesimo grido di allarme dei cittadini di Gubbio per il pericolo che incombe sul loro territorio in conseguenza dell’utilizzo del Combustibile Solido Secondario (CSS) derivato dai rifiuti da co-incenerimento negli altiforni. Sul territorio insistono da più di mezzo secolo due cementifici che da 18 anni utilizzano il più inquinante dei combustibili, il pet coke, scarto della raffinazione del petrolio. In Umbria è nato il gruppo spontaneo di protesta No CSS nelle cementerie di Gubbio ❌ .
Gubbio e Taranto, nelle loro lotte stanno profondendo lo stesso spirito con cui le due storiche città greche si combattevano tra loro circa 2500 anni fa. Contro la superficialità, l’imprevidenza e l’incoscienza di politici e imprenditori combattono una “guerra”, che come quella del Peloponneso ha già mietuto vittime a migliaia.
Il Ministero della Transizione ecologica, contraddicendo i principi stessi per cui è stato da poco istituito e, sottolinea Regni, approfittando del decreto semplificazioni, ha sostanzialmente annullato la necessità dei procedimenti per la VIA (Valutazione dell’Impatto Ambientale) riguardo all’uso del CSS combustibile, che ora può essere autorizzatodopo soli 45 giorni con una semplice richiesta. Il “peccato originale”, ricorda il nostro autore, sta nel decreto Clini, l’allora Ministro dell’Ambiente (da poco condannato per corruzione) che dal 2013 ha consentito di trasformare, con un’operazione linguistica tutta italiana, il CDR (Combustibile Da Rifiuti) in CSS (Combustibile Solido Secondario). Grazie a questa anomalia, tutta italiana,” se il rifiuto diventa combustibile allora si può bruciare”!.
Leggo su WallStreet-Italia che il campo di ricerca del neo Ministro della Transizione Ecologica, tocca la fisica, la spettroscopia di semiconduttori, le nanotecnologie, la scienza dei materiali e la robotica. Signor Ministro, è possibile che proprio la sua “transizione” porti la nostra già traballante nave della salute pubblica, fuori rotta fino a farci cadere nel baratro? Prof. Cingolani risponda, cortesemente, anche alle seguenti domande con le quale Raniero Regni rispettivamente titola e chiude il suo articolo:
- Quando la smetteremo di essere più furbi che intelligenti?
- Come fai a fare affari in un pianeta morto?