di Marcello Martelli
Ha ragione il giornalista-scrittore Aldo Cazzullo quando scrive che le Regioni non esistono più e che conta di più il campanile. La vera autonomia è quella del sindaco-leader, che sul territorio conta ancora un certo prestigio e ha un rapporto diretto con i cittadini. Dice benissimo anche il filosofo Giacomo Marramao sostenendo che gli Stati hanno fallito e che ci salveranno le città, “con un modello politico che nasce dal territorio”. Fa discutere l’idea da noi lanciata del grattacielo di agricoltura verticale a Piazza Garibaldi. Progetti già realizzati e visibili a Milano come in altre parti del mondo, ma qui suscitano meraviglia, curiosità e persino scandalizzata incredulità. Come ai tempi dei vecchi nonni quando certe sere, davanti al caminetto illuminato dall’antico lume a petrolio, qualcuno sognava l’elettricità con l’interruttore da spingere per illuminare l‘intera casa. Incredibile! Pazzesco! Eppure…Il lungo cammino della Scienza e della Tecnologia è lastricata di visionari e increduli, ieri come oggi. Nella città invisibile, che solo ora progetta nuove piste ciclabili e ignora i treni super-veloci, prima dei grattacieli-serra, vi è necessità di leader- sognatori, capaci di volere e condividere progetti in sintonia con i tempi. Altrimenti, resteremo fermi al modus operandi di quel vecchio sovrano che si opponeva fermamente all’arrivo della linea ferrovia entro i confini del suo regno, visto che i sudditi erano ormai abituati a viaggiare in carrozze trainate dai cavalli.
GRATTACIELO-SERRA IN CITTA’UN SOGNO O PROVOCAZIONE?
Un dato è certo: la città merita più attenzione per una soddisfacente manutenzione dello spazio pubblico con una più accorta progettualità. E’ quanto emerge dalla nostra proposta per costruire un avveniristico grattacielo-serra a Piazza Garibaldi, forse il punto più nevralgico e caotico del centro urbano. Su un tema così nuovo e insolito si è subito acceso un ampio dibattito e ogni intervento, pro o contro, meriterebbe una replica. Alla maggioranza non dispiacerebbe un edificio a più piani con orto verticale annesso, come a Milano o a Singapore. Una fetta di consensi è andata alla rimpianta Piazza Garibaldi di una volta, quando con il verde di suggestive date cubitali, la fontana scandiva i giorni della città d’un tempo. Nella piazza più rifatta e manomessa di Interamnia, poi è stata azzerata anche la sfera dello scultore Mastrodascia, per fare spazio all’atterraggio del disco volante color ruggine, che ha scatenato lo sconcerto generale. L’idea del grattacielo-serra potrebbe essere una rivincita, ma… “Spero sia una simpatica provocazione”. E’ quanto si affretta a rendere noto Raffaele Di Marcello, un signore di riguardo, anche per il ruolo pertinente di capo dell’Ordine degli architetti. Una risposta tranquillizzante gli è subito dovuta: sì, la proposta di un grattacielo in quel punto è sicuramente una “provocazione”. Idea impossibile in una città che non ama sognare. Anzi, bloccata e ferma alle pur importantissime piste ciclabili, anche per raggiungere le dorate spiagge dell’Adriatico e per frequentare le aule dell’Università sulle alture di Colleparco. Nel territorio senza treno veloce e che rifiuta la cabinovia, anche la “mobilità integrata” è un sogno proibito. Figuriamoci il grattacielo-serra. Lo diceva Marco Polo e va benissimo anche per noi: “Le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere”. Oppure, pardon!, a una semplice “provocazione”, come la nostra.Condivisibile il commento di Franco Esposito, studioso del territorio: “E’ una bella ‘provocazione’ , che non è stata colta come tale. L’agri-architettura si sta afferman do in vari Paesi, ma ovviamente tenendo conto dei luoghi e dei contesti. Credo quindi che l’intento (positivo) di Martelli fosse quello di stimolare lettori e cittadini a guardare ad un futuro che e’già tra noi, ma non viene ancora percepito o compreso. I grattacieli non significano automaticamente ‘futuro, Marcello lo sa bene. Ma possono evocarlo. In un momento in cui molti rimpiangono le lampade ad olio, Marcello vuole ricordarci che siamo nell’era dei LED. E, indirettamente, invitare tutti a PRATICARE termini come ‘innovazione’ e ‘sostenibilità ‘ anziché parlarne solamente. Perche’ la prima e più importante innovazione è quella dei cervelli, dei modi di pensare.Altrimenti il futuro resterà sempre e solo un sogno”.